ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
Porta Fiorentina,
un accesso trionfale
di Andrea Bentivegna
12/11/2016 - 02:01

di Andrea Bentivegna

Più che uno degli accessi alla città medioevale Porta Fiorentina ricorda, nelle forme, un arco trionfale che potrebbe concludere la prospettiva di un lungo viale ed è proprio questo l’aspetto che la rende completamente diversa da tutte le altre.

Si apre sulle antiche mura di Viterbo nei pressi dell’attuale piazzale Gramsci, in corrispondenza della via Cassia che da lì conduce appunto in direzione di Firenze e certamente, assieme a porta Romana, è la più importante e la più rappresentativa.

Anticamente però aveva altre forme e un altro nome. Era dedicata infatti a Santa Lucia probabilmente perchè nei pressi vi sorgeva il convento omonimo. Di come apparisse quella precedente sappiamo però ben poco se non, come riporta lo Scriattoli, che sulla sommità si poteva leggere l’iscrizione ''Urbs antiqua potens armis atque ubere glebae''. Una frase di Virgilio, tratta dall’Eneide e era riferita in realtà a Eboli ma che viene qui riadattata e che significa ''città antica potente d’armi e ricca per la fertilità delle sue terre''.

La costruzione della porta attuale risale invece al 1768 per volontà di un ricco cittadino di nome Francesco Salvi che si fece carico di tutte le spese. All’epoca fu però edificata solo la parte centrale di quella che noi oggi conosciamo e che corrispondeva all’arco maggiore, mentre i due laterali furono aggiunti solo un secolo più tardi, nel 1886, su progetto dell’architetto Enrico Calandrelli grazie al finanziamento della Cassa di Risparmio.

A proposito di quest’ultima modifica è interessante notare una curiosa somiglianza tra la sistemazione definitiva della porta che introduce a piazza Della Rocca e un’altra opera analoga che sorge però dall’altra parte d’Europa, nientemeno che a Madrid. Ci riferiamo alla famosissima Puerta de Alcalà, voluta da Carlo III di Borbone ed innalzata 1778. Sembrerebbe difficile che il monumento madrileno abbia potuto ispirare quello viterbese eppure non è del tutto improbabile anche perché il progetto, come molti altri eseguiti in quegli anni alla corte spagnola, era opera di un architetto italiano, Francesco Sabatini. Un palermitano che studiò a Roma e che sposò la figlia del grande Vanvitelli al seguito del quale si trasferì presso i Borbone dove divenne piuttosto famoso. Forse, ma si tratta solo di un’ipotesi, quando alla fine dell’Ottocento si decise di rendere Porta Fiorentina più monumentale il suo progettista, Calandrelli, si ispirò nelle forme alla settecentesca Puerta de Alcalà. Del resto oggi, ogni viterbese non può non riconoscere qualcosa di familiare nell’osservare questo monumento durante una visita alla capitale spagnola.

In epoca più recente è doveroso ricordare il drammatico bombardamento del 1944 che colpì duramente tutta la zona di piazza della Rocca. Anche Porta Fiorentina fu pesantemente colpita tanto che un’intera porzione andò completamente distrutta dovendo poi essere ricostruita negli anni successivi.

Infine, nel dopoguerra, si decise anche di aprire due varchi laterali, a destra e a sinistra, per consentire l’attraversamento pedonale ricavati -assurdamente - demolendo una parte delle antiche mura medioevali. Purtroppo erano gli anni in cui il traffico stava aumentando al punto che si ritenne assolutamente ragionevole sacrificare l’integrità di un monumento così antico per facilitare la circolazione dei veicoli e delle persone. Magari in un futuro, che al momento ahimè non appare così imminente, si potrà rimediare ripristinando l’originario aspetto sia della porta e che delle mura.





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